“Il concerto al Carlo Felice del Coro Monte Cauriol segna tradizionalmente l’avvio del periodo natalizio e richiama nella “piazza” del principale teatro cittadino una grande folla di appassionati: ieri sera c’erano più di 1.200 spettatori….
All’appuntamento con il Carlo Felice, il Coro Monte Cauriol è arrivato tirato a lucido: alcuni coristi giovani a sottolineare un cambio generazionale, che garantisce da anni la sopravvivenza della compagine e nuovi canti che si sono aggiunti a pagine tradizionalmente eseguite e particolarmente attese dal pubblico…
Fra palcoscenico e platea, poi, si crea una sorta di reciproca esaltazione, per cui il concerto, di durata “normale”, si trasforma in una maratona con l’aggiunta di vari bis, fra i quali l’immancabile “Ma se ghe penso”, nella quale alle voci del coro si sono unite – come da tradizione – quelle degli spettatori.”
(Roberto Iovino, rivista musicale L’invito – Teatro Carlo Felice – Genova, 1 dicembre 2024)
“Aggiungo, dal punto di vista generale, che la registrazione dal vivo consente di percepire ancora meglio l’esemplare affiatamento del Coro, l’alto livello degli arrangiamenti di Armando Corso e delle esecuzioni che dimostrano come, al di là della bravura tecnica, esista una sintonia, un encomiabile “fare comunità” da parte dei coristi…e ancora vorrei ricordare che in questo CD il Coro offre ulteriore testimonianza delle sua grande versatilità transitando dai canti tradizionali della montagna alle intense interpretazioni natalizie, dai dialetti al gospel in un’unità che è sovranazionale…”
(Pino Boero, recensione CD ” Coro Monte Cauriol in concerto ” – Teatro Carlo Felice – Genova, 10 dicembre 2010)
E’ uscito lo scorso anno per le edizioni KC a cura di Piero Mundula, il nuovo Canzoniere del Coro Monte Cauriol.
Opera pregevole e interessante che, proponendo una serie di nuovi brani, arricchisce il già vasto repertorio del coro fornendo un valido sussidio a coloro che hanno a cuore il canto popolare.
Una scelta, quella del Monte Cauriol, che diventa stile; una scelta dovuta soprattutto al maestro Armando Corso che, conosciuto presso il grande pubblico come ” direttore dotato di personalità coinvolgente, trascinante, a volte quasi travolgente “è in realta’ un grande armonizzatore. La sua innata modestia lo ha portato in tutti questi anni a celarsi dietro lo pseudonimo ” armonizzazione Cauriol”, ma in realtà Armando Corso è uno dei pochi musicisti italiani che, operando nel campo del cosiddetto canto di montagna o più genericamente popolare, hanno saputo valorizzare tante melodie incastonandole in compiute e coerenti strutture armoniche senza stravolgere né intaccare il materiale musicale di base, ma utilizzandolo nel pieno rispetto del contenuto emotivo che viene evidenziato e posto al centro del messaggio da esprimere. Nel suo lavoro si riconoscono gusto raffinato, grande fantasia, perfetta conoscenza e assoluta padronanza dell’ armonia. Più recentemente il figlio Massimo e il vice maestro Oreste Durand oltre a musicisti esterni al coro hanno continuato il lavoro di armonizzazione nel solco del grande maestro.
Questo nuovo canzoniere è importante perché in una società che vive sull’effimero, sull’apparenza, che consuma rapidamente e che tende a dimenticare velocemente, il ricordare le le proprie origini, il mostrare modi di sentire ormai desueti, paure, gioie, preoccupazioni, non è solo opera meritoria, ma è opera culturale.
Siamo stati un popolo spesso in balia di forze straniere, abbiamo conosciuto il dolore dell’ emigrazione; il ricordarlo, non solo in testo letterario, ma anche nella musica e nel canto, assume un valore inestimabile…….
Non c’è ostentazione o ricerca di effetti roboanti, ma il mettersi al servizio della melodia e del testo per cogliere sfumature e significati non appariscenti. Si veda l’accordo in minore che apre il canto e il “sapore” armonico generale di Che felice incontro; lo spirito sbarazzino, pieno di “verve” e di buon gusto di Belli come noi; la semplicità (che non è banalità) di Addormete povero fiju; il gusto armonico nel creare il clima di Ciao amore; le sapienti scelte armoniche di E Cadorna manda a dire e Dammi quella chiave; il rispetto dello spirito del testo, ma nello stesso tempo le sottolineature di alcuni momenti e della semplicità della melodia di E tutti va in Francia (battute 33-34 e conclusione)….
L’ elenco potrebbe allungarsi notevolmente, ma credo sia sufficiente per evidenziare la perizia, il rispetto, ma direi soprattutto l’amore per questi canti. Un lavoro consigliato a tutti coloro che hanno a cuore non solo la sopravvivenza ma soprattutto la testimonianza dei valori contenuti nel repertorio popolare.
(Sergio Bianchi, rivista quadrimestrale CHORALITER nr. 31 – Gennaio/Aprile 2010)
“Nel caso del Coro Monte Cauriol, gloriosissima formazione genovese con una grande storia alle spalle, non si può dimenticare l’apporto di due musicisti quali Agostino Dodero e, in massima parte, Armando Corso. Come tutti gli arrangiatori degni di questo nome, essi hanno saputo integrare l’amore per la montagna, la passione per il canto corale e la scienza compositiva, ottenendone un mix che più omogeneo non si potrebbe. Questa è l’inventiva che ha caratterizzato e caratterizza tuttora la cifra espressiva del Coro.”
(Massimiliano Damerini, dalla prefazione al Canzoniere terza edizione 2009)
G.D.B.: “…C’ è chi dice che a Trento ci sono troppi cori…”
S. P.: “ Meglio cantare che sparare”
G.D.B.: “Certi risultati però sono deludenti”
S.P.: “Sì ma è gente destinata a scomparire per via naturale”
G.D.B.: “Quanti cori della SAT ci sono a Trento?”
S.P.: “Non voglio fare classifiche, l’ unica cosa che mi permetto di dire è che siamo stati un esempio e un modello per tutti”
G.D.B.: “E in Italia?”
S.P.: “ Conosco altri due cori molto validi: La Corale La Grangia di Torino e il Monte Cauriol di Genova.”
(Giorgio Dal Bosco, ADIGE 12 gennaio 1986. Intervista a Silvio Pedrotti)
“… osservando con attenzione la scrittura polifonica vi si trovano alcuni pregi fondamentali che denotano un preciso criterio estetico. Una semplicità popolare che venga troppo elaborata può trasformare il canto in un divertimento colto privandolo della sua schiettezza. D’altro canto il “concerto” delle voci richiede… un gioco di incontri più estroso e ricco di quanto non sia in origine la semplice esecuzione a quattro parti. La mediazione intelligente rispetta il carattere di fondo allargandone la risonanza, una specie di decoro tecnico che tipicizza il complesso. Proprio in questo maggiore respiro, nell’allargamento degli interessi e nella libera invenzione della coralità vediamo la distinzione del Cauriol da altri complessi analoghi…”
(C.M. Rietmann – Il Secolo XIX – 1967)
“…ci sorprende la serenità dell’esposizione, la chiarezza rispettosa dei valori genuini dei canti con la quale nascono gli amalgami e giocano i piani del discorso polifonico, ed anche la ricchezza niente affatto esibizionistica con cui vengono elaborati…”
(Claudio Tempo – Il Corriere Mercantile – 1967)
“…i ragazzi del Monte Cauriol sono in questo disco veramente bravi, affiatati e dotati di un notevole senso del ritmo…”
(Discoteca 1963 F. N.)
“…i liguri hanno presentato una formazione che alle note qualità di fusione, di impasto, di equilibrio e di poeticità espressiva aggiunge ora una sicurezza ed una potenza davvero ragguardevoli…”
(Mario Ponticelli – Lo scarpone 1960)
” Il coro è riuscito a stupire, poi ad entusiasmare ”
(La Provincia Pavese 1951)